The Catastrophe of Avellino 3780 years ago http://www.areavesuvio.org/modules.php?artid=34&name=Sections&sop=viewarticle http://web.archive.org/web/20070930043810/www.areavesuvio.org/modules.php?name=Sections&sop=viewarticle&artid=34 September 30, 2007 La Catastrofe di Avellino del 1780 a.C. quale Peggiore Scenario per una Futura Eruzione del Vesuvio (3067 parole totali contate in questo testo) (1464 letture) Una catastrofe vulcanica ancora più devastante della famosa eruzione del 79 d.C. di Pompei si è verificata nell’antica Età del Bronzo al Vesuvio. L’eruzione pliniana di Avellino di 3780 anni fa ha prodotto un’iniziale violenta caduta di pomici e una successiva sequenza di flussi piroclastici che hanno coperto il vulcano e dintorni fino a 25 chilometri di distanza, seppellendo completamente il territorio circostante e gli insediamenti umani. Qui è presentata la ricostruzione di questa catastrofe preistorica ed i suoi effetti sulla cultura dell’Età del Bronzo in Campania, basata su uno studio interdisciplinare vulcanologico ed archeo-antropologico. Nuovi rinvenimenti indicano che un improvviso esodo in massa di migliaia di persone si è verificato all'inizio dell’eruzione, prima del devastante collasso terminale della colonna pliniana. La maggior parte dei fuggitivi probabilmente sopravvissero, ma la desertificazione totale dell'habitat dovuta alla forza devastatrice dell’eruzione ha causato un collasso socio-demografico e l'abbandono dell’intera intera zona per secoli. Poiché un evento di questa portata è capace di devastare il vasto territorio che include l’attuale area metropolitana di Napoli, dovrebbe essere preso in considerazione come riferimento per il peggiore scenario atteso al Vesuvio. Le eruzioni pliniane sono eventi vulcanici altamente distruttivi che producono danni ingenti e persistenti nel tempo su territori di migliaia di kmq intorno ai vulcani. Studi su eruzioni pliniane in aree densamente popolate dimostrano che gran parte della popolazione sopravvive. Tuttavia, a causa della devastazione dell’habitat e della loro incapacità a recuperare il loro territorio, molti subiscono crisi socio economiche e declino delle condizioni di salute. Forti precursori delle eruzioni generalmente allertano la popolazione da giornia mesi prima dell’evento catastrofico; nelle fasi iniziali delle eruzioni pliniane, la lenta crescita dei fenomeni consente alla popolazione di allontanarsi dal vulcano e fuggire dall’area soggetta alla pioggia di lapilli. Il successo dell’evacuazione dipende principalmente dalla sua tempestività, visto che la prima fase dell’eruzione pliniana può nonnessere letale, anche in prossimità del vulcano. Tuttavia, in molti casi, l’accumulo di miliardi di metri cubi di ceneri e lapilli in strati continui spessi da decimetri a metri ritarda o impedisce il recupero della struttura socio-economica da decenni a secoli, ache a distanza di decine di km dal centro eruttivo. Un caso straordinario che getta luce su tali conseguenze catastrofiche di un eruzione è l’evento pliniano noto come delle “Pomici di Avellino” avvenuto nell’Età del Bronzo al Vesuvio, datato con il 14C a 3780 anni dal presente. L’eruzione produsse 4 km3 di cenere e lapilli fonolitici, grandi frane sottomarine nel golfo di Napoli, ed è ritenuta la causa di importanti variazioni climatiche a livello globale (13) . Questo evento inziò con una fase esplosiva moderata seguita da una fase di colonna pliniana che in poche ore raggiunse 36 km nella stratosfera e, spinta dai venti occidentali, produsse una pioggia di lapilli che ricoprì un’area di migliaia di km2 a nord-est del vulcano. Almeno sei volte durante l’eruzione, l’instabilità del condotto e della colonna e l’interazione del magma e l’acqua del sottosuolo (2) provocò il collasso della colonna eruttiva , generando una sequenza di flussi e surge piroclastici. L’episodio finale di collasso si verificò nella fase culminante del flusso magmatico e della crescita della colonna e generò una sequenza pulsante di enormi flussi e surge piroclastici, che produssero circa un miliardo di m3 di depositi di cenere. Evidenze interdisciplinari di campo e di laboratorio. Uno studio dettagliato stratigrafico, sedimentologico e tessiturale ha consentito di valutare l’impatto dei surges piroclastici sull’ecosistema preistorico. La sequenza delle nubi da surges piroclastico che si propagavano lungo le pendici del vulcano e sulle piane circostanti raggiunsero una distanza massima di 25 km verso nordovest, lungo la direzione prevalente di propagazione, seppellendo terre e villaggi (2,10,14,15). Questa fase dell’eruzione durò probabilmente alcune ora prima del collasso (2) , come risulta da flusso eruttivo stimato 100.000 tonnellate al secondo e da modelli numerici (16). La velocità dei surge diminuiva lungo il percorso da un massimo di circa 150 m al secondo a meno di un metro al secondo, come indicato dai nostri calcoli sulla minima velocità di sospensione delle particelle in una mistura gasosa (17). Questi risultati sono in accordo con una velocità iniziale che stimiamo di circa 100 m al secondo sulla base del modello della linea di energia (18) auumnedo un rapporto fra l’altezza di collasso e la distanza di propagazione (H/L) uguale a 0.1. In prossimità del centro di emissione, la temperature dei surges piroclastici raggiungeva alcune centinaia di gradi centigradi, in accordo i nostri risultati sull’eruzione del 79 DC ad Ercolano. Nello scorrimento sui fianchi del vulcano, le nubi inglobavano aria, si espandevano e raffreddavano fino alla temperatura ambiente, come è suggerito dai risultati di simulazioni al computer di eventi analoghi (16). le nubi dissipavano il loro potere distruttivo e depositavano le particelle più grossolane per sedimentazione gravitativa , entro i primi 10-15 km dal centro di emissione; evolvendosi cosi da depositi a dune, a massivi e planari (fig.2) (19, 20). Lo smorzamento della turbolenza, la condensazione del vapore, e l’aggregazione delle particelle causarono un rapido collasso della nube e la deposizione brusca di cenere fino a distanze di 15-25 km. Questa nube da surge umida che ricoprì le piane circostanti il Vesuvio era satura di vapore acqueo, ed dove investì corsi d’acqua generò alluvioni che lasciarono depositi di cenere e argilla al top della sequenza vulcanica. La condensazione di grandi quantità di vapore inglobato nelle nubi di cenere , in seguito all’interazione del magma con le falde acquifere fu la causa principale del disastro idrogeologico post-eruttivo. Il risultato dell’eruzione è uno strato di cenere continuo, spesso da 15 m a pochi dm , che mantella i fianchi del vulcano e le piane circostanti (2). Una serie eccezionale di scavi archeologici recenti fornisce una evidenza decisiva per la valutazione degli effetti di questa catastrofe preistorica sugli insediamenti umani. Infatti, gia dall’Età Neolitica , la Piana campana fu sede di sviluppo agricolo e aumento della popolazione, che grazie alle innovazioni tecnologiche, culminò nell’esplosione demografica dellEtà del Bronzo comune anche al resto dell’Europa meridionale (21,22). Decine di siti dell’Età del Bronzo antico scoperti nell’area (10) sono chiara testimonianza di una estesa distribuzione degli insediamenti umani ed di diffuso sfruttamento delle risorse agricole al tempo dell’eruzione, come confermato dalle evidenze archeologiche di coltivazioni e allevamenti (10, 15). Tutti qeustio ritrovamenti ci hanno consentito di tracciare le fasi della tragedia nella seguente successione: i) tempestiva evacuazione in massa, ii) estesa devastazione del territorio e perdita di vite umane, iii) un iniziale tentativo di insediamento, iv) un finale duraturo abbandono degli insediamenti. La recente scoperta a Nola a 15 chilometri a Nord-Est dal Vesuvio di uno dei villaggi prehistorici meglio conservati al mondo rivela per la prima volta il brusco abbandono di un insediamento umano all'inizio dell’eruzione (15) (fig. 3A). Scene di vita quotidiana, congelate dai depositi vulcanici, testimoniano che la gente improvvisamente abbandonò il villaggio: i calchi di quattro capanne, con ceramiche ed altri oggetti lasciati all’interno, gli scheletri di un cane e di nove capre incinte trovate in una gabbia, le orme di adulti, bambini e mucche, riempiti dalla prima caduta di pomici. Le capanne, parzialmente crollate a causa dell’accumulo di lapilli, non mostrano danni da impatto da flusso piroclastico, che ha lasciato intatti persino i più piccoli oggetti e non ha eroso il sottostante strato di lapillo. Il calco delle strutture delle capanne compreso i pali di legno, piccole spighe e la paglia non carbonizzata, come pure le impronte di piante a Nola e in altri siti indicano chiaramente una bassa temperatura di deposizione del surge. Entrambi queste evidenze suggeriscono che la nube perse la gran parte del suo impatto meccanico e termico entro una distanza di 15 chilometri dal vulcano. Un chilometro ad est del villaggio, a San Paolo Belsito, è stata effettuata una scoperta unica per la preistoria di vittime umane di questa eruzione. Qui gli scheletri di un uomo e di una donna (fig. 3B) testimoniano drammaticamente il loro sfortunato tentativo di fuga e la morte per soffocamento (10, 23). Queste vittime sono state sepolte da uno strato di lapilli spesso 1 m., situato lungo l'asse principale di dispersione del deposito da caduta di pomici. In questa zona, frammenti di roccia fino a 10 centimetri di diametro e con una velocità di 70 metri al secondo hanno avuto un effetto mortale. Tuttavia, la mancanza di resti di vittime in altri siti sepolti dall’eruzione suggerisce con forza che l’evacuazione iniziale avvenuta a Nola potrebbe essersi verificata anche nella gran parte degli altri villaggi. Una prova decisiva di un esodo di massa è la straordinaria scoperta di migliaia di impronte umane ed animali trovate nei saggi di scavo sparsi entro un’area di alcuni km2 nel deposito da surge situato circa 15 chilometri a Nord-Nord Ovest del Vesuvio e soltanto a 7 chilometri di distanza dall’area metropolitana di Napoli (fig. 3C). La comune direzione Nord-Nord Ovest lontano dal vulcano per le migliaia di tracce lasciate dai fuggitivi suggerisce una rapida evacuazione su grande scala dalla zona devastata che include l’attuale distretto napoletano. Come indicato dalle orme impresse in tutti gli strati di cenere, la fuga avvenne durante la deposizione della nube del surge piroclastico. Di conseguenza il deposito di cenere doveva essere sufficientemente freddo e compatto per permettere ai fuggitivi di sopravvivere, il che è in accordo con quanto rilevato nel villaggio di Nola ed i rapporti di prima mano dei superstiti di eruzioni recenti in circostanze simili (24). Anche i depositi da inondazioni e da lahar che ricoprono lo strato di surge includono orme di fugitivi e le impronte di gocce di pioggia, testimoniando in tal modo che l’esodo in corso si verificò al tempo stesso durante la caduta della cenere e dopo le tempeste di pioggia e le inondazioni post-eruzione. Il numero enorme di tracce di camminate è indicativo di un esodo in massa in quanto, prima dell’eruzione, un’area di 500 km2 intorno al Vesuvio era in grado di sostenere un numero di persone non superiore ad alcune decine di migliaia. La produzione annuale calcolabile per un ettaro di terreno agricolo doveva essere di alcune centinaia di chilogrammi di cereali, sufficienti appena per una persona, come è stato possibile stabilire in base alla capacità produttiva della terra e alla quantità minima di kilo calorie necessaria per la sopravvivenza (25, 26). Di fatto, la evidenze archeologiche relative ad un uso estensivo dei suoli per i raccolti (10, 15, 21, 27), così come i dati paleobotanici (28), sono in accordo con le nostre analisi paleonutrizionali delle ossa delle vittime umane, i quali indicano in modo inequivocabile che la dieta locale era basata pricipalmente sul consumo di cereali. Alcuni insediamenti posteruttivi rinvenuti sul deposito di Avellino presso Nola testimoniano la costruzione di nuove capanne da parte di alcuni superstiti appena dopo l’eruzione. Tuttavia, l’assenza di livelli archeologici stratigrafici multipli al di sopra della cenere (28) indica un abbandono definitivo della zona poco dopo la rioccupazione. Nessun sito posteruttivo permanente è datato prima di 230 anni dall’ eruzione, anche in località come Ariano Irpino che dista 70 chilometri dal Vesuvio (10). Sebbene la maggior parte dei fuggitivi fosse in grado di portarsi ad una distanza di sicurezza dal vulcano prima dell'ultima e più devastante fase di collasso della colonna pliniana, la rioccupazione presumibilmente fu inibita dalla degradazione ambientale e dalla desertificazione del territorio (5, 6, 8). La mancanza di accesso alle risorse ed il conseguente peggioramento dello stato di salute (8) verosimilmente causarono un crollo sociodemografico permanente per una grande parte delle comunità dell’Antica Età del Bronzo in Campania. Così come avviene per altre catastrofi naturali, un tale declino locale ma duraturo è conseguenza tipica delle più potenti eruzioni vulcaniche (4, 5). In altre zone della Campania e nelle regioni adiacenti non direttamente interessate dall’eruzione, così come nel resto dell'Italia, la continuità culturale è dimostrata durante l'intera Età del bronzo (21). Tale continuità è confermata dalla presenza della cenere dell’eruzione di Avellino nell'argilla di ceramica pugliese dell’Età del Bronzo, a distanza di 140 chilometri dal Vesuvio (29). Discussione e conclusioni L’insieme delle evidenze fornisce dei vincoli per la valutazione del rischio in Campania. Una catastrofe analoga porterebbe la devastazione estrema, anche nell’area napoletana densamente urbanizzata, non interessata dall’eruzione del 79 d.C. che ha sepolto Pompei, Ercolano e Stabia, attualmente occupate da un numero inferiore di abitanti, a sud-sudest del Vesuvio (1, 9, 11). Nella città di Napoli abbiamo identificato depositi da surge spessi da 3 a 0.5 m., lasciati dal passaggio dell'ultima e più potente sequenza da nube piroclastica di Avellino. Soltanto le più alte colline che circondano la città si sono opposte al passaggio di questo surge. Le nostre simulazioni numeriche basate su un precedente modello elaborato al computer per il movimento di flussi gravitazionali al Vesuvio (14) indicano che un surge piroclastico analogo all'evento di Avellino sarebbe capace di attraversare Napoli con un impatto sugli edifici da distruttivo a moderato (sovrappressione dinamica tra 40 e 2 KPa) (fig. 4). Questi risultati indicano che in un raggio di almeno 12 chilometri dal vulcano, la forza di effetto ed il tasso di sedimentazione del surge piroclastico causerebbero la devastazione e la mortalità totali, poiché la sovrappressione dinamica stimata per le nubi da surge eccederebbe persino la resistenza degli edifici (30, 31). Soltanto oltre i 15 chilometri dal vulcano gli effetti meccanici scendono a livelli tali da permettere la sopravvivenza della maggior parte della gente interessata dall’evento. Gli effetti termici mortali sono limitati alla zona di raggio inferiore ai 10 km2. L'abbondanza della cenere fine nelle zone distali può causare gravi lesioni del tratto respiratorio e decessi per asfissia acuta. Le inondazioni secondarie, i flussi da detriti e i flussi da fango provenienti dai fianchi del vulcano sono, inoltre, tra le principali cause di infortuni mortali dopo un’eruzione (32). Differentemente dai depositi da lapillo che sono generalmente dispersi dai venti prevalenti ad est del vulcano, le evidenze di sito relative alle eruzioni passate e alle simulazioni numeriche mostrano che i surge piroclastici possono propagarsi in tutte le direzioni a causa di parecchi fattori: l’origine nella colonna pliniana, lo spessore della nube da surge e la topografia del cono eruttivo. Nel contesto geomorfologico attuale, l'orlo residuo dell’antico vulcano Monte Somma canalizzerebbe le nubi piroclastiche verso Napoli. Il nostro studio suggerisce che questa catastrofe preistorica dovrebbe essere considerata quale peggiore scenario per una futura eruzione del Vesuvio, essendo stata ancor più devastante di quella verificatasi nel 79 d.C. L’attuale piano d'emergenza per il Vesuvio, regolarmente aggiornato in base alle nuove acquisizioni scientifiche, è basato sul massimo evento atteso a breve durata, che è un’eruzione subpliniana. Una pianificazione che includa anche un relativamente raro peggior scenario, è un'operazione difficile ma necessaria per la protezione civile nelle aree soggette a rischio vulcanico. I due casi che seguono sono esempi recenti che dimostrano le conseguenze di una sottovalutazione del massimo potenziale eruttivo in uno scenario di rischio vulcanico. Per fortuna, i vulcani in entrambi i casi non erano situati in zone urbane densamente popolate come Napoli. Poiché una crisi vulcanica può iniziare rapidamente, lasciando solo alcune settimane o mesi per la pianificazione, è importante utilizzare tutti i dati disponibili per prevedere la scala dei possibili eventi. Sosteniamo che i dati presentati in questo lavoro sulla catastrofica eruzione di Avellino dovrebbero essere attualmente compresi nel piano di rischio quale scenario estremo (massimo probabile evento) in grado di colpire la città di Napoli e la pianura campana circostante nel caso di eruzione del Vesuvio. Indizi di attività rinnovata al Mount St. Helens all'inizio del 1980 hanno indotto la U.S. Geological Survey (USGS) a creare una nuova mappa per le zone a potenziale rischio. Questa mappa, che ha definito le zone di rischio potenzialmente interessate da tre grandezze di eventi, è stata completata il 1 di aprile ed immediatamente si è transformata nello strumento principale per le istruzioni e la pianificazione del rischio durante il mese di aprile e l'inizio di maggio antecedenti la prima eruzione del 18 maggio (33). Durante questo periodo, una stazione di osservazione dell’ USGS chiamata Coldwater II è stata fornita di personale sul Coldwater Ridge, posto a circa 9.5 chilometri a nord della sommità e fuori dalla zona di rischio delineata per il maggiore probabile evento. Purtroppo, la catastrofica esplosione del 18 maggio 1980 ha notevolmente oltrepassato le aspettative ufficiali, devastando una vasta zona a nord del cono che si estende fino a 25 chilometri dalla sommità (34). Quest’eruzione in sostanza ha distrutto tutta la vita e le strutture umane comprese nella zona di devastazione; lo scoppio ha cancellato la stazione Coldwater II dell’ USGS. Prima del 1991, il Pinatubo era un vulcano relativamente sconosciuto e ampiamente coperto da foreste, senza notizia alcuna di eruzioni in tempi storici. A quei tempi la Clark Air Base, situata a circa 15 chilometri ad est del vulcano, era la più grande base militare d'oltremare degli Stati Uniti d’America nel mondo. Nel mese di aprile del 1991, migliaia di piccoli terremoti al Pinatubo hanno segnalato l'inizio di nuovo ciclo di attività, confermata dalla forte emissione di anidride solforosa cominciata agli inizi di giugno. Mappe di rischio preliminari ponevano la base aerea di Clark al margine orientale delle zone a rischio di flusso piroclastico, e la base era fiancheggiata dalle zone a potenziale rischio da flussi di fango (35). Prevedendo un rischio imminente, l'aeronautica iniziò ad evacuare il personale dalla base di Clark il 10 giugno, ed il 12 giugno il Pinatubo cominciò ad eruttare. L'esplosione del Pinatubo del 15 giugno è stata la seconda maggiore eruzione vulcanica del ventesimo secolo, producendo una caduta di cenere che ha devastato la base aerea di Clark e la vicina Angeles City. I flussi piroclastici dilagati nella valle del fiume Sacobia giunsero entro 3 chilometri a nord-ovest delle unità abitative della Clark Air Base (35). A questo punto, meno di 1.000 dei 30.000 del personale militare e degli impiegati originali sono rimasti alla base. Da settembre, l'aeronautica americana aveva essenzialmente evacuato la base ed in novembre ogni funzione è stata trasferita di nuovo alle Filippine. Attualmente, almeno 3 milioni di persone vivono nell’area distrutta dall’eruzione pliniana di Avellino. L’attuale sistema di monitoraggio può allertare le autorità almeno settimane prima di un’eruzione, permettendo in tal modo di attivare il piano di evacuazione e di salvare le persone. Gli effetti catastrofici di un’eruzione pliniana analoga a quella di Avellino e le relative implicazioni ambientali e socioeconomiche di lunga durata per le zone metropolitane, industriali e rurali della Campania, dovrebbero essere presi in considerazione quale estremo scenario nella valutazione e la pianificazione del rischio per l’area napoletana. Translation: The Catastrophe of Avellino of the 1780 a.C which Worse Scene for a Future Eruption of the Vesuvio (3067 words totals counted in this text) (1464 readings) A vulcanica catastrophe still more devastating of the famous eruption of the 79 d.C of Pompei has been taken place in the ancient Age of the Bronze to the Vesuvio. The pliniana eruption of Avellino of 3780 years ago has produced begins rapes them fallen of pomici and a successive sequence of piroclastici flows that have covered the volcano and outskirtses till 25 kilometers of distance, having buried completely the surrounding territory and the human takeovers. Here it is introduced the reconstruction of this preistorica catastrophe and its effects on the culture of the Age of the Bronze in Campania, based on a study to interdisciplinare vulcanologico and archeo-anthropological. New tempers indicate that an unexpected exodus in mass of thousands of persons has been taken place all' beginning of the eruption, before the devastating collapse finishes them of the pliniana column. The majority of the fuggitivi probably survived, but the desertificazione total dell' habitat due to the devastatrice force of the eruption has caused a associate-demographic collapse and l' abandonment of entire the entire zone for centuries. Since an event of this capacity is able to have the immense territory that includes puts into effect it them metropolitan area of Naples, would have to be taken in consideration like reference for worse the attended scene to the Vesuvio. The pliniane eruptions are highly destructive vulcanici events that produce huge and persistent damages in the time on territories of thousands of kmq around volcanos. Studies on pliniane eruptions in densely polulated areas demonstrate that great part of the population survives. However, because of the devastation of the habitat and their inability to recover their territory, many endure economic crises associate and decline of the health conditions. Premonitory forts of the eruptions generally allertano the population from giornia months before the catastrophic event; in it is made begins them of the pliniane eruptions, the slow increase of the phenomena concurs with the population to go away the volcano and to escape from the area subject to the rain of lapilli. The happened one of the evacuation depends mainly from its timeliness, since the first phase of the pliniana eruption can nonnessere lethal, also in proximity of the volcano. However, in many cases, I accumulate it of billions of cubic meters of ashes and lapilli in thick continuous layers from decimeters to meters it delays or it prevents the recovery of the associate-economic structure from decades to centuries, ache at a distance of tens of km from the eruttivo center. An extraordinary case that throws light on such catastrophic consequences of an eruption is the famous pliniano event like of the “Pomici of happened Avellino” in the Age of the Bronze to the Vesuvio, dated with the 14C to 3780 years from the present. The fonolitici eruption produced 4 km3 of ash and lapilli, great submarine landslides in the gulf of Naples, and is thought the cause of important climatic variations to total level (13). This event inziò with an explosive phase moderated continuation from a phase of pliniana column that in little hours caught up 36 km in the stratosphere and, pushed from the twenty western ones, produced a rain of lapilli that it covered an area of thousands of km2 to the northeast of the volcano. At least six times during the eruption, the instability of the culvert and the column and the interaction of the magma and the water of the sottosuolo (2) provoked the collapse of the eruttiva column, generating a sequence of piroclastici flows and surge. The final episode of collapse was taken place in the culminating phase of the magmatico flow and the increase of the column and generated a sequence push-button of enormous piroclastici flows and surge, that they produced approximately a billion of m3 of ash warehouses. Interdisciplinari evidences of field and laboratory. A stratigrafico, sedimentologico and tessiturale detailed study has concurred to estimate the impact of the surges piroclastici on the preistorico ecosystem. The sequence of the clouds from surges piroclastico that were propagavano along the flat slopes of the volcano and on the surrounding ones caught up the maximum distance of 25 km towards nordovest, along the prevailing direction of propagation, burying lands and villages (2,10,14,15). This phase of the eruption probably lasted some hour before the collapse (2), as it turns out from eruttivo flow estimated 100,000 tons to the second and from numerical models (16). The speed of the surge diminished along the distance from a maximum of approximately 150 m to the second less than a meter to the second, as indicated from our calculations on the minimal speed of suspension of particles in a gasosa mixture (17). These result are in agreement with a speed begin them that we estimate of approximately 100 m to the second on the base of the model of the energy line (a 18) auumnedo relationship between the height of collapse and the distance of propagation (H/L) equal to 0.1. In proximity of the emission center, the temperatures of the surges piroclastici caught up some hundreds of centigrade degrees, in agreement our result on the eruption of the 79 DC to Ercolano. In the sliding on the flanks of the volcano, the clouds inglobavano air, were expanded and cooled till the ambient temperature, as it is suggested from the result of simulations to the computer of analogous events (16). the clouds dissipated their destructive power and deposited the rougher particles for gravitativa sedimentation, within the first 10-15 km from the emission center; evolving itself thus from warehouses to dunes, massive and planari (fig.2) (19, 20). The damping of the turbulence, the condensation of the vapor, and the aggregation of particles caused to an express collapse of the cloud and the abrupt ash deposition till distances of 15-25 km. This cloud from surge humid that covered flat surrounding the Vesuvio era saturates of watery vapor, and where it invested water course it generated alluvioni that left warehouses of ash and clay to the top of the vulcanica sequence. The condensation of great vapor amounts inglobato in ash clouds, as a result of the interaction of the magma with the water-bearing stratums was the root cause of the post-eruttivo idrogeologico disaster. The result of the eruption is a continuous ash layer, often from 15 m to little dm, than cape the flat flanks of the volcano and the surrounding ones (2). An exceptional series of recent archaeological diggings supplies a decisive evidence for the appraisal of the effects of this preistorica catastrophe on the human takeovers. In fact, already from the Neolithic Age, the Flat of campania was center of agricultural development and increase of the population, than thanks to the technological innovations, dellEtà of the common Bronze also to the rest of southern Europe (21,22 culminated in the demographic outbreak). Tens of sites of the Age of the ancient Bronze discoveries in the area (10) are clear testimony of an extended distribution of the human takeovers and of diffused exploitation of the agricultural resources to the time of the eruption, as confirmed from the archaeological evidences of cultivations and breedings (10, 15). All qeustio ritrovamenti have concurred to us to trace are made of the tragedy in the following succession: i) timely evacuation in mass, ii) extended human devastation of the territory and loss of screw, iii) one begins them takeover attempt, iv) a long-lasting end abandonment of the takeovers. The recent discovery to Nola to 15 kilometers to the Northeast from the Vesuvio of one of the prehistorici villages better conserved the world for the first time reveals the abrupt abandonment of a human takeover all' beginning of eruption (15) (fig. 3A). Scenes of daily life, frozen from the vulcanici warehouses, testify that people without warning abandoned the village: it treads of four huts, with ceramics and other objects left inside, the skeletons of a dog and nine pregnant goats found in a cage, the tracks of adults, children and cows, filled up from the first fall of pomici. The huts, partially collapsed I accumulate because of it of lapilli, do not show damages from impact from piroclastico flow, that it has left even more the little ones objects intact and has not eroded the below layer of lapillo. I tread of the structures of the huts comprised the poles of wood, small ears and the straw not carbonated, as also the prints of plants to Nola and in other sites indicate clearly a lowland temperature of deposition of the surge. Both these evidences suggest that to the lost cloud the great part of its mechanical and thermal impact within a distance of 15 kilometers from the volcano. An east kilometer of the village, to Saint Paul Belsito, has been carried out an only discovery for the preistoria of human victims of this eruption. Here the skeletons of a man and a woman (fig. 3B) they dramatically testify their ill-fated attempt of escape and the dead women for soffocamento (10, 23). These victims have been buried from a layer of lapilli often 1 m., situated along l' main axis of dispersion of the warehouse from fall of pomici. In this zone, cliff fragments till 10 centimeters of diameter and with a speed of 70 meters to the second have had a mortal effect them. However, the lack of rests of victims in other sites buried from the eruption suggests with force that the evacuation begins them happened to Nola could be verified also in the great part of the other villages. A decisive test of a mass exodus is the extraordinary discovery of thousands of human prints and animals found in the tests of digging scattered within an area of some km2 in the warehouse from surge situated approximately 15 kilometers to North-North the West of the Vesuvio and only to 7 kilometers of distance from the metropolitan area of Naples (fig. 3C). The common direction North-North the West far away from the volcano for the thousands of traces left from the fuggitivi suggests a fast evacuation on large-scale from the which had zone that it includes puts into effect it them Neapolitan district. Like indicated from the tracks impresse in all the ash layers, the escape happened during the deposition of the cloud of the surge piroclastico. Consequently the ash warehouse had to be sufficiently cold and compact in order to allow the fuggitivi to survive, that it is in agreement with how much found in the village of Nola and the relationships firsthand of the survivors of recent eruptions in similar circumstances (24). Also the warehouses from floodings and lahar that they cover the layer of surge include tracks of fugitivi in such a way and the prints of rain drops, testifying that the exodus in course at the same time took place during the fall of the ash and after the rain storms and the floodings post-eruption. The enormous number of traces of walks is indicative of an exodus in mass as, before the eruption, an area of 500 km2 around the Vesuvio was in a position to supporting a not advanced number of persons to some tens of migliaia. The production calculable anniversary for an hectare of agricultural land had to be of some hundreds of kilograms of cereals, sufficient hardly for a person, as it has been possible to establish based on the productive ability to the earth and to necessary the minimal amount of kilo calories for survival (25, 26). Of fact, relative the archaeological evidences to an extensive use of grounds for harvests (10, 15, 21, 27), thus like paleobotanici data (28), are in agreement with our paleonutrizionali analyses of boneses of the human victims, which pricipalmente indicate in inequivocabile way that the local diet era based on the consumption of cereals. Some recovered posteruttivi takeovers on the warehouse of Avellino near Nola hardly testify the construction of new huts from some survivors after the eruption. However, the absence of archaeological levels stratigrafici multiples to of over of ash (28) little indicates a definitive abandonment of the zone after the rioccupazione. No permanent posteruttivo site is dated before 230 years from the eruption, also in locality like Ariane Irpino that is distant 70 kilometers from the Vesuvio (10). Although the majority of the fuggitivi graves in a position to carrying itself before to a safety distance from the volcano dell' last and more devastating phase than collapse of the pliniana column, the rioccupazione presumablly was inhibited from the degradation acclimatizes them and from the desertificazione of territory (5, 6, 8). The lack of access to the resources and the consequent worsening of the state of health (8) verosimilmente caused permanent a sociodemografico landslide for a great part of the communities of the Ancient Age of the Bronze in Campania. Thus as it happens for other natural catastrophes, a such local but long-lasting decline is typical consequence of most powerful vulcaniche eruptions (4, 5). In other zones of the Campania and the adjacent regions not directly interested from the eruption, thus like in the rest dell' Italy, the cultural continuity is demonstrated during l' entire Age of bronze (21). Such continuity is confirmed from the presence of the ash of the eruption of Avellino nell' clay of pugliese ceramics of the Age of the Bronze, at a distance of 140 kilometers from Vesuvio (29). Argument and conclusions With of the evidences it supplies of ties for the risk assessment in Campania. An analogous catastrophe would carry the extreme devastation, also in urbanizzata, the densely interested Neapolitan area from the eruption of the 79 d.C that it has buried Pompei, Ercolano and Stabia, currently occupied from an inferior number of inhabitants, to south-sudest of Vesuvio (1, 9, 11). In the city of Naples we have identified warehouses from surge thick from 3 to 0.5 m., left from the passage dell' last and more powerful sequence from piroclastica cloud of Avellino. Only the highest hills that encircle the city are opposite to the passage of this surge. Our numerical simulations based on a precedence model elaborated to the computer for the movement of gravitational flows to Vesuvio (14) indicate that a surge piroclastico analogous all' event of Avellino would be able to cross Naples with an impact on the buildings from destructive to moderated (dynamic over-pressure between 40 and 2 KPa) (fig. 4). These result indicate that in a beam at least 12 kilometers from the volcano, the force of effect and the rate sedimentation of the surge piroclastico would cause to the devastation and mortality totals, since the estimated dynamic over-pressure for clouds from surge would even exceed the resistance of buildings (30, 31). Beyond the 15 kilometers from the volcano the mechanical effects only come down to such levels to allow the survival of the majority of the people interested from the event. The thermal effects died are limited them to the zone of inferior beam to the 10 km2. L' fine abundance of the ash in the zones is distant them can cause to serious lesions of the respiratory feature and deaths for acute asphyxia. The secondary floodings, the coming flows from detritus and flows from mud from the flanks of the volcano are, moreover, between the main causes of mortal accidents them after an eruption (32). Differently from the warehouses from lapillo that generally they are dispersed from the twenty prevailing ones to east of the volcano, the relative evidences of site to the eruptions passages and the numerical simulations show that the surge piroclastici the directions can be propagar in all because of several factors: the origin in the pliniana column, the thickness of the cloud from surge and the topography of the eruttivo cone. In the geomorfologico context they puts into effect, l' residual hem of the ancient volcano Mount Sum would canalize piroclastiche clouds towards Naples. Our study suggests that this preistorica catastrophe would have to be considered which worse scene for a future eruption of the Vesuvio, being be still more devastating than that taken place in to the 79 it puts into effect It d.C. them flat d' emergency for the Vesuvio, regularly dawned based on the new scientific acquisitions, is based on the maximum event attended to short duration, that it is a subpliniana eruption. A planning that includes also a relatively rare peggior scene, is un' difficult but necessary operation for the civil protection in the areas subject to vulcanico risk. The two cases that follow are recent examples that demonstrate the consequences of a sottovalutazione of the maximum upgrade them eruttivo in a scene of vulcanico risk. Fortunately, the volcanos in both cases were not situated in city zones densely polulated like Naples. Since a vulcanica crisis can begin quickly, leaving only some weeks or months for the planning, it is important to use all the data available in order to preview the scale of the possible events. We support that the data introduced in this job on the catastrophic eruption of Avellino would have to be currently comprised in the risk plan which extreme scene (maximum probable event) in a position to in the event hitting the city of Naples and the surrounding of campania plain of eruption of the Vesuvio. Indications of activity renewed to the Mount St. Helens all' beginning of the 1980 has induced the LAST Geological Survey (USGS) to create a new map for the zones to upgrades them risk. This map, that it has defined the zones of risk potentially interested from three largenesses of events, has been completed the 1 of opens them and immediately it has been transformata in the main instrument for the instructions and the planning of the risk during the month of you open them and l' May beginning antecedent the first eruption of 18 May (33). During this period, a station of observation of the called USGS Coldwater II has been supplied of staff on the Coldwater Ridge, place to approximately 9.5 kilometers to north of the top and outside from the zone of risk delineated for the greater probable event. Unfortunately, the catastrophic outbreak of 18 May 1980 has remarkablly exceeded the official expectations, having an immense zone to north of the cone that is extended till 25 kilometers from top (34). This eruption in short has destroyed to all the life and the human structures comprised in the devastation zone; the explosion has cancelled the station Coldwater II of the USGS. Before 1991, the Pinatubo was a wide covered volcano relatively disowned and from forests, without news some of eruptions in historical times. To those times the Clark Air Base, situated to approximately 15 east kilometers of the volcano, was the greatest military base d' overseas of the United states in the world. In the month of you open them of 1991, thousands of little ones earthquakes to the Pinatubo have marked l' beginning of new cycle of activity, confirmed from the strong begun sulphur dioxide emission at the beginning of june. Preliminary maps of risk placed the air force base of Clark to the margin orient them of the zones to risk of piroclastico flow, and the base was flanked from the zones to upgrades them risk from mud flows (35). Previewing an imminent risk, l' aeronautics began to evacuate the staff from the base of Clark the 10 june, and the 12 june the Pinatubo began to eruttare. L' outbreak of the Pinatubo of the 15 june has been second the greater vulcanica eruption of the twentieth century, producing an ash fall that has had the air force base of Clark and the neighbor Angeles City. The spreaded piroclastici flows in go them of the Sacobia river reached within 3 kilometers the north-west of the inhabited units of the Clark Air Base (35). To this point, less than 1.000 of the 30,000 of the military staff and the employees it originates them are remained to the base. From september, l' American aeronautics had essentially evacuated the base and in November every function has been transferred of new to the Philippines. Currently, at least 3 million persons live in the area destroyed from the pliniana eruption of Avellino. It puts into effect them monitoring system can in such a way allertare the authorities at least weeks before an eruption, allowing to activate the evacuation plan and to save the persons. The catastrophic effects of analogous a pliniana eruption to that of Avellino and the relative implications acclimatize them and socioeconomiche of long duration for the metropolitan zones of, rural manufacturers and of the Campania, they would have to be taken in consideration which extreme scene in the appraisal and the planning of the risk for the Neapolitan area.